venerdì 5 ottobre 2012

GLI ALBORI DELLA SALSA PORTORICANA IN ITALIA


Trascurata dai mass media, snobbata dalle agenzie turistiche, ignorata completamente dal turista italiano, Puerto Rico è rimasta per anni un punto indefinito nella carta geografica.
La mancanza di una colonia portoricana in Italia ha d’altro canto contribuito al suo isolamento, anche se negli ultimi anni c’è stato un cambio di tendenza grazie all’arrivo nel nostro paese di molti maestri provenienti dall’isla del encanto.

A differenza della maggior parte degli italiani che hanno avuto modo di conoscere la salsa attraverso Cuba, oppure attraverso l'insegnamento dei molti latino-americani presenti in Italia, il mio amore per la salsa è nato nel 1988 all'epoca in cui facevo il pianista in un locale di New York.
Conclusa quella fantastica esperienza, quello stesso anno decisi di andare alla scoperta di Puerto Rico e devo confessare che fu AMORE A PRIMA VISTA.
Credo di essere stato il primo in Italia a sottolineare, nel mio libro “Salsa, il Tropico dell’Anima” (pubblicato nel 1994) il grande contributo di Puerto Rico alla causa salsera.
Grazie a questo libro, molti appassionati sono venuti a conoscenza dell’esistenza di questa isola. Un interesse che negli anni si è andato sempre più incrementando, grazie anche al contributo di molti altri bravi professionisti del settore.

Sono ritornato a Puerto Rico nel 1991 e poi di nuovo nel 1994. Al ritorno di quel mio terzo viaggio decisi di dare vita, presso la discoteca Heaven di Roma, a quello che credo sarà in assoluto il primo corso ufficiale di salsa portoricana in Italia.
Quasi contemporaneamente, una eccellente ex ballerina di tango, l’argentina Ivana Maldonado apre a Roma un altro corso. La Maldonado aveva conosciuto questo stile attraverso Pedro Gomez, un bravissimo cubano, emigrato da giovane a Puerto Rico ma radicato da alcuni anni in Germania.
Arrivato in Italia nell’estate del ‘94, per fare da giudice in una gara di ballo, vi era ritornato per una serie di stage nel novembre del 1994 su invito dell’impresario Federico Solari e di Elsa Vega, una insegnante peruviana residente a Firenze.
Nel presentare questo nuovo stile Gomez avrebbe voluto utilizzare la parola “salsa hustle”. Su consiglio della maestra peruviana alla fine decise però di adottare il termine “New York Style”.

A Roma Gomez arriva proprio grazie ad Ivana Maldonado, che per l’occasione riesce a riunire un gruppo formato dai migliori ballerini dell’epoca, ansiosi di confrontarsi con questo nuovo stile.
L'esempio mio e di Ivana, insieme all’arrivo di Gomez fa molto discutere il pubblico romano che sembra spiazzato davanti a questo stile che per la sua eleganza e la sua linearità si discosta molto da quello cubano. Il pubblico si divide in entusiasti estimatori e feroci denigratori.
Gomez (popolarissimo in tutto il nord Europa) ritorna più volte in Italia, fino a fermarsi definitivamente, grazie all'invito del maestro Franco Restuccia, nella città eterna.

Nel frattempo due fratelli di Torino, Daria e Pietro Mingarelli, anch’essi assidui frequentatori di Puerto Rico, incominciano a diffondere la salsa portoricana soprattutto nell’Italia del nord. Una salsa figlia degli insegnamenti del maestro Tato Conrad, proprietario dell’Arthur Murray, una delle accademie di ballo più famose di Puerto Rico.
Lo stile dei fratelli torinesi riscuote un grande successo, grazie soprattutto alle doti e al carisma di Daria Mingarelli che diventa un vero punto di riferimento per le tante salsere italiane desiderose di sviluppare una propria espressività corporea.
Va poi dato atto ai fratelli Mingarelli la capacità di riuscire a diffondere su larga scala il loro stile, creando anche una vasta rete di emuli e collaboratori.

Ad incrementare l’interesse verso questo nuovo stile, nella primavera del 1996, su mio invito, arrivano in Italia: Papito Jala Jala e i suoi Jala Jala dancers. Si tratta in assoluto della prima tournée di un gruppo portoricano nel nostro paese. L’arrivo degli Jala Jala dancers se da una parte mette molta curiosità, dall’altra è motivo di disagio per tutti quelli che si sentono in grande difficoltà davanti a questo stile così diverso da quello un po' rigido ed impostato che fino allora si era cercato di divulgare.
Uno stile callejeiro, con grandi riferimenti sia al folclore boricua che al mambo degli anni ‘50, eseguito prettamente sul secondo tempo della musica (novità assoluta per l’Italia se si eccettua l’ancora poco conosciuto son cubano).

Fra tutti gli appassionati grande successo riscuotono Tito Ortos e Jorge Santana, due giovani ballerini che dimostrano un grande virtuosismo, attraverso l’esecuzione di alcuni pasitos (conosciuti anche come mambo shines) spesso velocissimi e spettacolari. Grande impressione destano anche Dianne Sierra e Tania Santiago, che fa innamorare un po’ tutto il pubblico italiano, dimostrando come una donna può essere elegante e sensuale senza mai sfociare nella volgarità.
Ammirazione suscita infine il sabor di Papito Jala Jala, un ballerino davvero atipico che, nonostante la sua mole imponente, si muove con grande energia, esprimendo un carisma incontenibile.
Per molti si tratta di una vera e propria illuminazione e cominciano non solo le conversioni ma anche i pellegrinaggi sia a Puerto Rico che a New York.

Nell’autunno del 1996 su invito dei maestri Pedro Gomez e Franco Restuccia, arriva in Italia il famosissimo Eddie Torres con il suo gruppo. Sempre da New York arrivano, su mio invito Angel e Adelaida Rodriguez, due famosi ballerini di hustle.
Dalla Grande Mela arrivano, su iniziativa di un mio ex allievo, Aniello Buono, anche due vecchie glorie del mambo come Freddy Rios e Mike Ramos.
Da allora mumerosissimi sono stati i maestri portoricani o nuyoricans che sono venuti a farci visita per testimoniare la loro arte.

In quegli anni ruggenti, da segnalare infine l’apporto dato, soprattutto nell’Italia del nord, da Raphael Muñoz, un messicano residente in Germania e l’ottimo lavoro divulgativo condotto dalla coppia formata da Carlitos Ortiz (unico ballerino portoricano residente in Italia) e dalla bravissima spagnola Martika D' Armiento, che aveva conosciuto questo stile direttamente a Puerto Rico, proprio attraverso gli insegnamenti di Papito Jala Jala.

Da lì la storia continua fino ai giorni nostri attraverso l'entusiastico contribuito di tanti importanti personaggi, sia italiani che stranieri, che hanno portato il loro apporto alla diffusione di questo stile che, pur nelle sue differenti anime, ha contribuito così tanto ad alimentare la passione italiana per la salsa....

Articolo scritto da Enzo Conte

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