giovedì 4 ottobre 2012

Perché il livello musicale delle serate "generaliste" si è drammaticamente abbassato?

Durante il Conjunto Salsero di Riccione, dedicato interamente alla salsa portoricana, al New York Style ed al Los Angeles mi è capitato di passare la serata  fianco a fianco con  Tito Ortos e Tamara Livolsi (due dei migliori ballerini di Puerto Rico). Dalle loro espressioni mi accorgevo che  erano piuttosto sorpresi  della musica che mettevano i dee jay di turno, incentrata prevalentemente sulle sonorità di New York degli anni '60 e '70.

A Puerto Rico, in realtà, quel tipo di musica si ascolta poco, in quanto i portoricani preferiscono di gran lunga la musica più guarachera, ovvero la salsa gorda dei vari Cortijo y su Combo, Bobby Valentin, El Gran Combo de Puerto Rico, La Sonora Ponceña, Tommy Olivencia, Roberto Roena, Ralphy Leavitt o quella di immortali cantanti come Cheo Feliciano, Ismael Miranda, Hector Lavoe, Andy Montañez, Marvin Santiago, Gilberto Santa Rosa, Frankie Ruiz, Cano Estremera, José Alberto el Canario, Celia Cruz, Oscar de Leon, etc etc...

Ma la cosa che Tito e Tamara hanno trovato più sorprendente è il fatto che i dee jay invece di miscelare la salsa dura con quella  più romantica, la miscelavano con la bachata, genere che a Puerto Rico piace solo alla comunità dominicana.

Ora è vero che ogni popolo ha le sue caratteristiche, ma mi chiedo se la musica che si sente oggi nei locali dipenda dai gusti del pubblico o  da quelli dei dee jay, influenzati, a loro volta da quella fetta di insegnanti che ballano su un determinato stile piuttosto che su un altro...

Lo stesso discorso lo possiamo estendere a quelle serate che in teoria dovrebbero essere  di "Musica cubana".

A ben guardare non sono serate dedicate  alla "musica cubana" ma soltanto alla "timba cubana" (con continue escursioni nel timbaton o nel reggaetton.)

Oggi è infatti praticamente impossibile ascoltare, nell'ambito di una serata cubana, un vecchio son, una guaracha,  una pachanga, un bolero o persino un chachacha.

Grandi artisti del passato come Benny Moré, Arsenio Rodriguez o la stessa Celia Cruz sono poi assolutamente off limits, al punto che le nuove generazioni salsere ignorano assolutamente chi siano.

Anzi è più facile ascoltare questi grandi artisti nell'ambito di quelle serate dedicate alle sonorità di Puerto Rico e New  York che  a quelle (sempre in teoria) dedicate alla musica cubana.

Non è, amici dee jays,  paradossale?...

Il risultato di questa  miope e scriteriata politica è che oggi il livello musicale nelle serate generaliste si è drammaticamente abbassato al punto che è sempre più difficile  far convivere sotto lo stesso tetto persone che, strada facendo, hanno sviluppato gusti musicali e gusti di ballo completamente in antitesi, sebbene accomunati dalla stessa radice.

Certo se i dee jays si sforzassero di miscelare di più i vari generi musicali, magari si riuscirebbe a fare più cultura, a trasmettere più curiosità,  più tolleranza, fondendo così qualità con divertimento (come succedeva, appunto, una volta...)

Sinceramente, non so se riusciremo mai a modificare l'attuale tendenza, ma è indubbio che  dee jays, organizzatori e  insegnanti dovrebbero cercare di lasciare da parte i meri interessi di bottega per riprendere il loro ruolo di divulgatori e difensori della cultura latino-americana (che non può essere confinata ad una sola nazione, che sia Cuba o Puerto Rico...)

 

Ci riusciremo mai?

A voi dee jay l'ardua sentenza...

Articlo scritto da Enzo Conte

Nessun commento:

Posta un commento

Non hai trovato quello che cercavi??? Cerca con Google

Ricerca personalizzata