mercoledì 3 ottobre 2012

SU CHE TEMPO SI DEVE BALLARE LA SALSA?

 A tiempo, en contratiempo, en clave, On 2, Break on two (avanti o indietro), Power two ?

In passato, ogni volta che andavo a Puerto Rico o a New York mi rendevo conto che i ballerini più bravi ballavano sul secondo tempo della musica. Di conseguenza se volevi ballare con loro dovevi per forza adottare quella tecnica, altrimenti rimanevi a guardare. Ho cominciato così anche io a "bailar en contratiempo", fino al punto di arrivare a sentire la musica in maniera differente.

Non tutti sanno però che in musica esista un “ritmo psicologico”. Di conseguenza, fin quando ti abituerai a ballare sulla melodia ti verrà naturale ballare su di essa. Al momento che sposterai la tua attenzione sulle percussioni ti verrà naturale ballare magari sulle congas o sulla clave. In quel modo il tuo ballo ti sembrerà più sabroso, ma lo sarà, semplicemente, perché cambierà la tua percezione ritmica.

E’ bene però ricordare che gli altri non ti valutano per il fatto che tu balli su un tempo piuttosto che su di un altro (anzi per molti ballare sul due non è affatto un segno distintivo di valore) ma semmai ti giudicano per la passione che ci metti, per l'interpretazione che sai dare a quel particolare brano.

Scegliere una differente forma di interpretazione, vuoi che sia A tiempo, En contratiempo, En clave, On 2, Break on two (avanti o indietro), Power two (terminologia coniata da Angel Rodríguez) o chi più ne ha ne metta, non è poi una chiave di successo garantita.

Viviamo in una epoca di grande varietà di offerte e di proposte. Ognuno vende la sua verità promettendo, come si fa in pubblicità, miracoli garantiti: “Adotta il mio passo base e diventerai una vera star!!! Vedrai, non te ne pentirai!!!”.

Io stesso mi ero illuso che fosse così, ma poi, col passare degli anni, mi sono reso conto di alcune cose:

1°Che ballare sul due non è affatto naturale, soprattutto per noi europei

2°Che ci sono diversi modi e diverse tecniche per farlo

3°Che a Cuba, Puerto Rico e New York la maggior parte dei ballerini continuano a ballare sull'uno o in maniera assolutamente libera.

A quel punto ho cominciato a chiedermi con crescente preoccupazione: “Ma perché mai dovremmo insegnare ai nostri allievi a ballare sul due quando i grandi professionisti non ci sono riusciti nemmeno nei loro luoghi d'origine, visto che fuori dal circuito delle scuole di ballo, si continua tranquillamente a ballare sul tempo variabile. A cosa dobbiamo questo nostro stoicismo?!?!”

Ho iniziato poi ad analizzare altri aspetti:

1°Un bravo ballerino si vede dal suo linguaggio corporeo: dalla qualità del suo movimento, dalla sua morbidezza, dalla sua fantasia, dalla sua creatività, dalla sua attitudine, dalla sua espressività e non dal tempo in cui balla.

2°Pur cambiando tecnica di esecuzioni i bravi ballerini rimangono, infatti, lo stesso bravi ballerini

3°Al contrario i tronchi rimangono tronchi a prescindere dal tempo in cui ballano.

Se una tecnica fosse superiore all'altra, basterebbe ballare sul due o sul break per diventare tutti dei piccoli mostri. Ognuno di voi può constatare che non è così: ci sono persone che quando ballano sono ritmicamente perfette, ma il loro ballo si vede meccanico, altre che invece hanno una concezione del tempo piuttosto libera, ma quando si muovono sanno esprimere sabor da tutti i pori.

Non credo però che il problema vero sia quella di insegnare a ballare sull'uno o sul due, semmai quella di trasmettere ai propri allievi un buon senso ritmico ed un minimo di linguaggio corporeo.

Il senso ritmico, ad esempio, non è per tutti così scontato. C'è gente che ha difficoltà a riconoscere l'uno, figuriamoci il due!!! Altri, ancora, hanno difficoltà a rendere costante un tempo d'esecuzione.

Da qualche anno, ai miei principianti, insegno a ballare direttamente a tempo. Insegno il controtempo solo a quegli allievi che dimostrano di avere un senso ritmico più accentuato. Mai scelta fu più felice!!! Prima era una vera e propria ecatombe. Ma quella ecatombe era frutto di un mio errore di zelo.

L'errore (nel tentativo di emulare i miei maestri) era quello di voler imporre agli altri una esigenza che di fatto non sentivano. Oggi, al contrario, reputo fondamentale assecondare le predisposizioni personali. Sono infatti sempre più convinto che il ballo sul due (a prescindere dalla tecnica di esecuzione) non si addice a tutti e che molti farebbero meglio a continuare a ballare a tempo, in quanto più consono alle proprie corde espressive.

Certo, con molta pazienza tutti possono riuscirci, pagando però sempre uno scotto iniziale. Questo dazio è rappresentato dal fatto che, all’inizio, il tuo movimento ti sembrerà (e sarà) sicuramente meno fluido e spontaneo, soprattutto se invece di scegliere la strada della semplicità tenderai a complicare il tuo ballo, nel tentativo di stupire te stesso e la tua partner.

“Vale dunque la pena ballare sul due?”.

Assolutamente sì! Vale la pena però se ti affascina quel particolare stile, quel particolare modo di entrare nella musica o di enfatizzare le pause (così come avviene nel son cubano), alla ricerca di un sabor che và ricercato più negli accenti corporei che nella velocità di esecuzione.

La differenza alla fine, secondo me, c'è e si vede, ma c'è dal momento in cui quel differente swing corporeo ti entra dentro per davvero.

Altrimenti diventa solo una goffa ricerca di un tempo sconosciuto che non ti offre nessuna garanzia di risultato.

Invece  di scervellarsi su quale sia la tecnica migliore, non sarebbe però più opportuno ricordare a tutti che un ballerino deve  riuscire a far parlare il cuore piuttosto che la tecnica? (in una epoca, però, dove la ragione prende sempre più il sopravvento sull'emozione)...

D’altra parte: è preferibile una persona che si diverta anche sbagliando o una che fa tutto per benino in maniera quasi robotica?

E’ meglio lasciarsi andare seguendo i canoni della fantasia o eseguire il compitino a memoria, così come ci hanno insegnato i nostri maestri?

Certo, l'ideale sarebbe la via di mezzo, ma non è proprio l'eccesso di tecnica o la ricerca di dottori o medicine miracolose a soffocare la nostra fantasia?...

“E’ il ballerino che fa la salsa e non la salsa il ballerino!

Il ballerino è come il cuoco, sta a lui far diventare una salsa saporita.

Una salsa non renderà mai saporito il cuoco!...”


Articolo scritto da Enzo Conte

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