martedì 2 ottobre 2012

LA STORIA DEL LOS ANGELES STYLE


Negli ultimi anni, in tutto il mondo, l’attenzione del pubblico salsero si è spostata verso uno stile altamente  spettacolare, conosciuto al grande pubblico come "Los Angeles Style".

Per capire meglio la genesi di questo stile, bisognerebbe andare indietro nel tempo ed avere come punto di partenza una pellicola, “Salsa”, uscita nel 1988, col fine di ripetere, dieci anni dopo,  il successo di un altro fondamentale film nella storia del ballo moderno: “Saturday’s Night Fever”.

La trama del film, ambientata proprio a Los Angels, è davvero esile. Racconta le vicende di un ragazzo di origine portoricana (interpretato dal cantante boricua Roby Rosa) che sogna di vincere un concorso di salsa per poter finalmente visitare la tanto agognata Puerto Rico. Il film è condito (a parte qualche scena metropolitana di un certo interesse) dai soliti amori, dalle solite gelosie e dai soliti stereotipi legati all’immagine degli immigrati portoricani.

Nonostante la sua fragilità, il film merita però di essere visto per le bellissime scene dedicate al ballo. Nella pellicola i ballerini danno vita ad alcuni virtuosismi straordinari, introducendo nella salsa: pirouette, casquet, acrobazie e prese in aria ereditate da balli quali il rock and roll o l'afro-jazz e la danza moderna.

Tutto questo grazie alla fantasia di due coreografi:  Kenny Ortega (coreografo del celeberrimo “Dirty Dancing” e dell'ultimo film di Michael Jackson) e l'intrigante Miranda Garrison, che della pellicola "Salsa" è anche una delle principali protagoniste.

Interessante è anche un video didattico in cui Kenny Ortega, partendo proprio da questo suo film, ci spiega la sua idea della salsa. Da questo video si evince chiaramente di come Kenny non abbia in realtà un passo base stabilito, né un tempo preciso di esecuzione. Lui non fa altro che prendere dei ballerini di diversa estrazione geografica e sfruttando le loro capacità confeziona per loro una salsa spettacolare e virtuosa che non ha una radice ma che si trasforma in un contenitore aperto alle influenze più disparate.

Questa libertà espressiva, priva di condizionamenti, ci aiuta  a capire meglio la nascita di questo nuovo stile:

un cubano, nato a Cuba, si formerà nel solco della tradizione coreutica del suo popolo; potrà magari innovare, creare un suo proprio stile ma non rinuncerà mai alla sua “cubania”. Un latino, nato in una metropoli come Los Angeles, non si sentirà costretto a seguire nessuna tradizione, potrà creare in maniera assolutamente libera, cercando di assemblare le cose che più gli piacciono senza per questo passare per traditore....

La salsa di Kenny Ortega diventa quindi di per sé un’incredibile fucina, un laboratorio coreografico, una sorta di free style che si trasforma in un importante precursore di quello che sarà battezzato successivamente Los Angeles Style.

La città californiana si trasformerà nel  luogo ideale per la nascita di questo nuovo stile, in quanto abitata da una foltissima comunità ispanica (in particolare di origine messicana) che però non è assimilabile alla comunità latina che popola i quartieri della Grande Mela (il celeberrimo Spanish Harlem).

I messicani che vivono in California sono affettuosamente chiamati chicanos. L’esponente più rappresentativo di questa comunità è sicuramente il chitarrista Carlos Santana. Sono stati proprio loro, i chicanos a mettersi a capo del movimento salsero. Un movimento piuttosto forte che garantisce grandi sale da ballo, un'ottima programmazione dal vivo e persino la rivista di salsa più famosa del mondo: "Latin beat".

Per quanto mi riguarda, ho avuto la fortuna di assistere da vicino all'evoluzione di questo stile. Ricordo perfettamente quando, nel 1997, arrivarono a Puerto Rico i fratelli Vasquez (Francisco, Luis e Johnny)  per partecipare al 1° Congresso Mondiale della Salsa. Il loro stile destò subito un grande interesse e molta ammirazione persino tra il tradizionale pubblico boricua. Colpivano soprattutto perché erano “diversi” ed avevamo una idea molto interessante e innovativa di che cosa fosse uno spettacolo di salsa.

In quella occasione i Vasquez, mostrarono al mondo intero il polso di una città come Los Angeles che, capolinea di molte influenze, ha finito col dare vita ad un tipo di salsa che per la sua spettacolarità e per la ricerca del colpo ad effetto ricordava molto da vicino la lambada brasiliana. Un modo di ballare molto libero e creativo, che però ha cominciato ad avere una sua precisa definizione solo con il passare degli anni.

Quando i fratelli Vasquez vennero per la prima volta a Puerto Rico in realtà, non avevano  uno stile definito. Avevano sì molte idee, ma era difficile classificare il loro modo di ballare che cambiava molto da una coreografia all'altra.

Durante quello storico Congresso,  i Vasquez hanno avuto la possibilità di conoscere e vedere all'opera i migliori ballerini del mondo. Da lì è nata l’idea di adottare  il concetto di linea (una delle caratteristiche dello stile newiorkese e portoricano) per poi edificare su quella base la loro idea di salsa.

Ecco perché oggi ci sono molti elementi in comune tra la salsa di Los Angeles, quella di New York e quella di Puerto Rico. In realtà, prima della nascita dei vari Congressi, questi ballerini coltivavano ognuno il proprio stile, poi col tempo hanno incominciato a prendere ognuno ispirazione dal lavoro degli altri.

La salsa di Los Angeles attualmente si differenzia semmai dal fatto che i suoi seguaci preferiscono ballare sul primo tempo della musica con lo scopo di accentuare la velocità di esecuzione. Questo stile si caratterizza inoltre per l’utilizzo di alcune tipiche acrobazie (quelle che in inglese si chiamano trucks o lifts) come ad esempio il celebre "muerto", figura in cui la donna nel cadere per terra viene risollevata dai piedi dell’uomo.

La salsa di Los Angeles (che gode oggi di svariati esponenti di fama mondiale), nonostante la sua incredibile diffusione, rimane per i più ortodossi una salsa profondamente americana con quel tanto di kitch che l’allontana parecchio dal tipico sabor caraibico. Ci troviamo però, non dimentichiamolo, ad Hollywood, nella patria del cinema e dello spettacolo e quindi ci sembra normale che la salsa californiana punti più sull’effetto a sorpresa che sul puro sabor.

La sua spettacolarità, se da un lato è stata oggetto di critiche, dall'altra  ne ha  sicuramente decretato il successo a livello planetario, in particolare tra le nuove generazioni salsere.

Il Los Angeles Style è oggi, infatti, una realtà che ha portato alla ribalta moltissimi ballerini, molti dei quali nati anche al di fuori dei confini californiani come i nostri Tropical Gem, capeggiati dai bravissimi  Fernando Sosa e Rafael Gonzales,  originari rispettivamente dell'Uruguay e di Cuba.

Si tratta di una salsa perfetta per un pubblico molto giovane e dinamico, non particolarmente legato alla tradizione. Chiaramente la sua modernità potrà farla sembrare scandalosa agli occhi dei conservatori e dei nostalgici, ma si inserisce in quella dialettica, oggi tanto attuale, tra modernismo e tradizione che sta dando parecchi grattacapi ai cultori e gli amanti della vecchia musica afro-latino-caraibica.

Ognuno potrà accettarla o meno, amarla o odiarla, ma è indubbio che è  sicuramente lo specchio di una salsa, in questo momento, sempre di più proiettata verso il futuro...

Articolo sritto da Enzo Conte

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